Genere orge Carlo e i suoi Giochi - Il Gioco della Bottiglia

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.Angel
view post Posted on 24/6/2009, 11:17




28 Dicembre. Come sempre non sapevo cosa fare per il Capodanno, dato il mio posto di lavoro sedentario e solitario. Praticamente pubblicizzo siti Internet tramite @Mail, da casa, quindi ogni giorno lo passo sul Web a mandare Posta Elettronica e a pulire la mia casa.
Non sono sposata, o meglio, non lo sono ora. Vengo fuori da due matrimoni, di cui nemmeno uno ha funzionato, ma fortunatamente non ci sono stati “spargimenti di figli”.
Oltre a questo posso dire che, nonostante il mio lavoro, sono parecchio socievole e aperta mentalmente, quindi non mi faccio nessun problema a conoscere nuova gente, anzi, forse sarebbe anche ora.
Mentre mi reco a fare la spesa, nell'alimentari sotto casa, noto il nuovo commesso, un uomo sulla trentina, dal viso simpatico e dall'aria mite. Mi avvicino alla cassa per pagare, e lui mi accoglie con un largo sorriso (come dovrebbero fare tutti i commessi, d'altronde). Mentre mi fa la gentilezza di imbustare la spesa, gli cade accidentalmente un barattolo di vetro di pesche sciroppate.
“Dannazione! La prego, non dica niente, le ripago sia queste che un altro barattolo, ma non dica niente alla padrona!”
Beh, poverino, ovviamente essendo in prova aveva paura di venir cacciato subito, per quattro pesche sciroppate.
“Non si preoccupi, facciamo come se non fosse successo nulla!”
Me ne vado come una che ha fatto la sua buona azione giornaliera.
Mi dirigo verso l'entrata di casa, e improvvisamente mi sento chiamare.
“Signora!”
Beh, direte voi, come facevo a sapere che chiamavano proprio me, con un nominativo generico il quale 'Signora'? Beh, visto che oltre a me c'erano i soliti quattro vecchietti del bar a giocare a scopa mi sembrava chiaro. Era il simpatico commesso.
“Salve signora, scusi per oggi... per ringraziarla le ho portato un barattolo di pesche sciroppate fatte da me, spero siano di suo gradimento...”
“Non si doveva disturbare! La prego, venga a prendere un caffè da me!”
Ogni tanto parlare mi fa bene, no? E poi quando si tratta di un ragazzo del genere... beh, fa ancora meglio.
Innanzitutto ci presentiamo. Dice di chiamarsi Umberto, ma per gli amici Ub.
Beh, il mio nome, comunque, è Norma, per gli amici... umh... Norma.
Iniziamo a parlare del lavoro, la scuola, insomma, del più e del meno, quando all'improvviso, come una goccia di pioggia nel Lago del Sahara, finiamo a parlare di matrimonio. Lui, lo Scapolone d'Oro, io, la Bisposata.
Continuammo a parlare per ore ed ore, senza mai smettere, fregando il tempo, che aveva spostato le lancette alle 20.39.
“Ti fermi a cena, Ub?”
Ovvio che ormai ci diamo del tu.
“Non vorrei disturbare...”
“Piantala con questo disturbo! Mi fa piacere avere gente a cena!”
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/> “Se la metti così...”
“Vado a preparare!”
Mi dirigo verso la cucina per preparare la cena, una volta pronta metto in tavola e continuiamo a parlare, come due vecchi amici d'infanzia.
I piatti sporchi restano in tavola fino alle due di notte, quando mi dice:
“E' tardissimo, devo andare! Grazie di tutto, è stato un vero piacere, sia conoscerti che parlare con te!”
“Piacere mio... ci vediamo domani, no?”
“Beh... da domani al 7 Gennaio l'Alimentari è chiuso... però... hai impegni per Capodanno?”
E quando mai?
“No, non ho impegni..”
“Che ne dici di passarlo con me e i miei amici? Ho una villetta ampia e riservata, ideale per queste feste!”
“Con piacere!”
“Ricorda, ci vediamo alle 19.20 davanti casa tua... ti vengo a prendere io! E mi raccomando, non ti vestire elegante!”
“Ok, ci sto!”
Ci lasciamo, con la Morte nel cuore. In fondo non è male questo strambo commesso.
Passo i giorni seguenti a scegliere l'abito adatto, ma ogni volta che apro l'armadio sento la voce di Ub che mi dice “Non ti vestire elegante!”, quindi lo chiudo.
Il giorno fatidico, io con jeans, calzettoni di lana, maglietta e giacchetto mi avvio all'appuntamento, praticamente scendo le scale, e puntuale come un orologio Svizzero arriva Ub sulla sua Duna fiammante.
Salgo in macchina, e mette su una cassetta dei Police, come se sapesse che sono il mio gruppo preferito. Iniziamo a parlare per tutta l'ora del viaggio, fino ad arrivare alla casetta.
Entriamo, e subito noto il gusto rustico del ragazzo, per essere un casaletto era perfettamente arredato.
Mi accomodo su comodissime poltrone di vimini, fino all'arrivo degli altri invitati.
Dopo un quarto d'ora la stanza si riempe di gente, cinque uomini e un'altra donna.
Ci presentiamo, tutta gente alla mano. Nicola, un ragazzo sulla ventina, Guido, un riccone sulla cinquantina, Romeo, all'apparenza uno sfigato sulla trentina, Gigi, un tizio sulla trentina, Carlo, sulla quarantina e Rossana, una donna abbastanza attraente sulla trentina. Insomma, di tutte le salse, in questi casi avere 25 anni aiuta.
Dopo le presentazioni iniziamo a parlare, bere di tutto, mangiare come scrofi e attendere la fatidica mezzanotte. Alle 23.20 circa, Gigi viene da me e Ross, con una bottiglia di Spumante vuota e ci dice:
“Ragazze, facciamo il gioco della bottiglia?”
Ross accetta subito, io la seguo a ruota, meglio mal accompagnati che soli.
Ci disponiamo a cerchio, con questa bottiglia al centro. Ross inizia a farla girare.
Prima “coppia”... Gigi e Guido! Chissà cosa gli fa fare quella diavola di Ross??
“Umh... voglio essere buona... tiratevi le orecchie!”
E loro, come bambini, iniziano questa straziante tortura.
“Ora a chi tocca??”
“A me!” esclama Carlo, abbastanza brillo.
Seconda coppia... Ross e Nicola!
“Vediamo... Nicola, tocca le tette alla Ross.”
All'inizio tutti lo guardiamo con un aria sorpresa, ma Ross, disinvolta dice:
“Eddai che sarà mai! Siamo tutti adulti!”
Così Nicola tocca il seno a Ross, una palpatina leggera, quasi impercettibile.
“Eh, no, caro mio. Devi toccargli le tette, non sfiorarle.”
“Ma non sta bene!”
“Io solo il capo, ora, e tu fai quello che dico!”
Carlo rompe la bottiglia da cui stava bevendo, anche se vuota, e minaccia Nicola.
Nicola inizia a toccare le tette a Ross in maniera più energetica, ma Carlo voleva ancora di più.
Non vi ho detto che Carlo è un Carabiniere, forse, e che quindi ha diritto ad un arma.
Questo spaventava tutti, e così Ross incitò Nicola a toccare ancora di più.
“Dai, dai, strizza quelle tettone, così...”
Nicola obbediva e Ross si faceva toccare, nessuno sapeva ribellarsi agli ordini di quel pericoloso Carabiniere in borghese.
“Spogliati, troia!”
Con questo urlo tutti noi assumemmo una faccia spaventata, ma Ross fece come ordinato, e si denudò quasi del tutto, mantenendo ancora la biancheria intima.
“Togliti anche il reggiseno e farti palpare meglio!”
Così fece.
“Dai, mordi quelle tettone... leccale, dai...”
Si vedeva un erezione da sotto ai pantaloni.
“E voi tre, idioti? State a guardare, brutti finocchi? Fate spogliare anche l'altra!”
Oddio, ce l'avevano con me.
Sentii due mano parlparmi il seno, per la cronaca porto una quarta abbastanza abbondante, mente altre due mi toglievano i calzoni.
Le tette della Ross erano ormai rosse e bagnate, quando Carlo sussurrò qualcosa all'orecchio di Ub.
Ub si assenta.
“Ora, belle vacche, avrete una bella sorpresina...”
Io e Ross ci gurdiamo, spaventate, ma nel nostro intimo eccitate.
Torna Ub con due bottiglie di Spumante.
“Inizia la festa! D'ora in poi seguite i miei ordini o vi sparo!”
Il panico.
“Ora... vediamo... io dirigo e voi vi divertite... non sembra giusto... ho un'idea.”
Ci punta la pistola, portandoci in una stanza, chiudendoci a chiave. Dall'altra parte della porta lo sentiamo parlare, forse al telefono, con una certa Tania.
Bussa urlando:
“Aspettate un quarto d'ora e ci divertiamo tutti!”
Dopo mezz'ora ci libera.
“Eccoci tutti quanti. Questa è Tania, la mia amante.”
Tania era una ragazza russa di 18 anni e mezzo, molto carina.
La sua faccia era spaventata.
“Iniziamo! E ora sentitemi bene. Dovete fare tutto quello che vi dico, per quanto tempo dico io, capito?”
Tutti risposero di si. La paura di morire era ben superiore a qualsiasi altra paura, per tutti.
“E ora... Ross! Vai al centro della stanza a pecorina!”
“Subito...”
“Romeo! Vai al bagno, prendi una qualsiasi cosa di forma cilindrica e vieni qui!”
“Subito.....”
Romeo va al bagno. Riesce a trovare un bagnoschiuma, di quelli grandi formato famiglia.
“E ora... infilalo nella figa a quella puttana!”
Romeo spinge piano piano, fino a farlo entrare nella figona di Ross.
“Stantuffa!”
Romeo spinge il bagnoschiuma su e giù, la faccia di Ross è rossa, è troppo grande quella cosa.
“Ub, portami una bottiglia.”
“Si.”
“Tania, amore, vieni qui... guardati che spettacolo che sei... dal spogliati, fammi vedere quello che hai qui sotto... lo sai che il paparino mi deve tanti favori?”
“Si...”
“Vuoi che il paparino finisca in prigione?”
“No...”
“Farai tutto quello che ti dico?”
“Si...”
“Spogliati subito, mettiti seduta su quella sedia e spalanca la fighetta.”
Tania così fece.
“Vergine... mmh... oggi ti rompo tutta piccolina! Vieni qui... lo vedi questo? E il mio cazzo, che tra poco entrarà in quella cosetta tutta spoglia di peli... ti piace?”
Tania non rispose.
“Norma, brutta troia, ti ecciti? Ti vedo tutta rossa in faccia! Non è ancora il tuo turno!”
Infatti era rossa, sì, ma dalla vergogna e dalla paura.
“Romeo, basta con quel coso. Sbattigli il cazzo in culo. Un colpo secco però, sennò te lo do io un colpo secco.”
Romeo infila il cazzo, leggermente insalivato, nel culo di Ross, un colpo e via.
“Inizia a scoparlo.”
E così inizia.
Tutti gli altri assistevano, ancora nessuno aveva fatto qualcosa di “pornografico”.
“E voi, cari... Ub, scopati Norma, in figa, però. Il culo se lo prende Gigi, la bocca Guido.”
Ero terrorizzata. Tra meno di un minuto avrei avuto tre cazzi dentro di me.
“Tania, Tania... è ora. Siediti sul mio cazzone dai...”
Tania si sedette su quello che era un cazzo di minimo 29 centimetri.
Un urlo sordo uscì dalle sue labbra.
“Bella vergine... stretta stretta... potrei scoparti tutta la notte! Anzi, lo farò, visto che ti devo allargare per bene la fighetta...”
Io continuavo a farmi scopare e a succhiare, mentre il culo di Ross, ormai, era un ricordo.
“Ross! Vieni qui... ti faccio vedere una cosa...”
Carlo tira fuori una bottiglia d'acqua bollente da due litri.
“Infilala nella tua figa e masturbati davanti a me. Mi serve eccitazione”
Così fece.
“Romeo! Tu scopati Norma!”
“Ma.. come faccio..?”
“Due cazzi in figa, no?”
“Ok...”
Così sentti un altro cazzo affondarsi nella mia fighetta, ormai grondante.
“Tania, ormai sei pronta... prendi questa bottiglia di Cola e infilatela nella fighetta... che lo zio ti impala il culo.”
Povera bambina.
“Carlo, ma fa male...”
“Non me ne frega un cazzo. Ho voglia di romperti tutti i buchi e lo farò.”
“Ok...”
La ragazza era ormai al limite dello svenimento, e anch'io, e Ross.
All'improvviso qualcuno bussò alla porta.
“Tania, vai tu.”
Tania si rivestì.
“Non vestita! Nuda!”
Tania andò ad aprire nuda, con il sangue della rottura dell'imene ancora addosso.
“Si?”
“Ma cosa...”
Erano una comitiva di uomini che si erano persi nella montagna e cercavano indicazioni.
Carlo andò la e disse:
“Ragazzi, noi stiamo scopando, quanti siete?”
“Dodici...”
“Perfetto entrate.”
Dodici ragazzi vennero nella sala.
“Tania, Ross, Norma. Ora giocate anche con loro. Ragazzi, prendete queste bottiglie, queste tre puttane e dirvertitevi.”
Cazzi che ci scopavano anche le orecchie, litri di sborra dappertutto, la povera Tania che ormai aveva una figa gonfia e dolorante.
All'improvviso Ross iniziò a delirare (o semplicemente a prenderci gusto).
“Si, sfondatemi tutta ragazzi... sono una puttana, prendetemi... oh si, che cazzi grandi... voglio succhiarvi tutti... tutti da me, ragazzi!!!”
Tutti andarono da lei e iniziarono a scoparla in maniera oscena, fino a tre cazzi più bottiglia in quella figona enorme... mi eccitava anche a me... così iniziai a lesbicare con Tania.
Iniziò nell'infilarmi una mano nella figa, mentre io la sditalavo.
Il mio turno, bottiglia nella figa, mentre Carlo, dietro di noi, si segava.
Iniziai a sbocchinare Carlo,, che mi scopava la bocca, infilando di tutto nella fighetta di Tania.
Mentre succhiavo il cazzo di Carlo, un ragazzo della comitiva iniziò a scoparmi la figa, mentre con una lattina di Cola mi rompeva il culo.
Finimmo di scopare, coglioni svuotati, fighe a pezzi, culo ormai andati, alle sei di mattina.
La stanza puzzava di umori e sudore.
Carlo tirò fuori la pistola, quella vera però, non il suo cazzo.
Dopo di quello, soltanto il buio.
 
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