| Centoventisette volte Fabio Cannavaro, e non è finita qui. Se il suo sponsor tecnico celebrerà il record assoluto di presenze azzurre, raggiunto domani, con una scarpetta personalizzata con su stampato il numero da record (una più delle 126 di Maldini), c'è da giurare che il capitano dell'Italia intende aggiungere altri numeri all'ennesimo traguardo, almeno fino al Mondiale 2010, che segnerà il suo addio.
"E' bello essere vecchi così", ha confessato Cannavaro senza nascondere il suo "orgoglio" per questo traguardo. Contro la Svizzera sarà ancora lui il leader in campo dell'Italia, e una volta superato Maldini sarà difficile per tutti gli altri riprenderlo. Zoff, altro mito della storia azzurra, è a 112, il più presente dei giocatori ancora in attività è Gianluigi Buffon, a 95, mentre Del Piero, oramai fuori dal giro, è a 91. Insomma, ce ne vorrà prima di veder nascere un altro Cannavaro.
"Fenomeni in giro non ne vedo", diceva con altrettanto orgoglio il difensore napoletano, 36 anni il prossimo 13 settembre, dopo la debacle della Confederations. A farsi da parte non ci pensava proprio ("se qualcuno vuole il mio posto, io lo metto a disposizione", disse, ma era solo una provocazione), anzi fu quella l'occasione per ribadire, come anche oggi, che "il Mondiale sarà lo spartiacque per un ricambio generazionale". Dopo il 2010, con 37 anni e una carriera di glorie, vittorie e qualche polemica, potrà dire addio, almeno alla nazionale.
"Domani sarà davvero una serata speciale - ha detto Cannavaro, sul prato del St. Jakob che domani ospiterà la sua partita da annali, con una targa ricordo delle due federazioni a inizio gara - La dedico alla mia famiglia. Ma sì, ora potete anche chiamarmi vecchietto". Nella sua bacheca azzurra, c'è un Mondiale vinto da leader assoluto nel 2006, che gli fruttò anche il Pallone d'Oro, unico difensore puro nella storia del trofeo. Ma anche delusioni come quelle della finale di Euro2000 persa, sempre con la Francia, al golden gol. E soprattutto, ci sono 12 anni - fin qui - di convocazioni, viaggi, ritiri, trasferte, maglie azzurre, partite.
La prima, il 22 gennaio del '97, a Parma, contro l'Irlanda del Nord. Attraverso Cesare Maldini (forza del destino), Zoff, Trapattoni, Lippi, Donadoni e di nuovo Lippi, Cannavaro ha attraversato epoche e ct sempre con il sorriso. Anche quando al centro dell'attenzione non era solo per il suo valore agonistico. Il gol alla Juve da parmense, annullato dall'arbitro De Santis, Calciopoli con l'amicizia di Moggi rivendicata, e ancora quel video della flebo negli anni Parma. L'allegria da 'scugnizzo', Cannavaro non l'ha mai persa, convinto che - specie per i tifosi - quel che rimane sono le vittorie e i numeri. Come il 127 di domani.
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