NBA: La conversione di Tim James, dalla NBA a militare in Iraq

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LBJ 23
view post Posted on 3/9/2009, 08:33




Il 32 enne Tim, prima scelta di Miami nel 1999 ha lasciato la pallacanestro per coronare il sogno di servire la patria. Prima di lui il tragico precedente di Pat Tillman, stella del football uccisa dal fuoco amico in Afghanistan

Voleva diventare una stella del basket, ma sul parquet Nba non è mai stato più di una riserva. Anche se quel sogno non si è realizzato, Tim James, 32enne che fu 25ª scelta al draft 1999, è felice per aver trovato la sua vera vocazione: fare il soldato nell’esercito statunitense, con cui da fine luglio è di stanza in Iraq, nei pressi di Tikrit, 140 chilometri a nord di Baghdad, la città che fu la roccaforte di Saddam Hussein.

Basket addio — Quella di James, che sul parquet era un’ala di 203 centimetri, ricorda la scelta di un altro sportivo statunitense, Pat Tillman, che nel 2002 lasciò gli Arizona Cardinals e il football professionista per andare in Afganistan con l’esercito, salvo poi tornare negli States dentro una bara, due anni dopo, ucciso dal fuoco amico. Ma se Tillman nell’Nfl era una star, James nell’Nba è stato poco più di una comparsa: 43 partite in tre stagioni con Miami, Charlotte e Philadelphia, mai una volta titolare, mai più di sette punti in un match. Poi le esperienze in Giappone, Turchia e Israele, prima di chiudere con i canestri nel 2007. Dopo qualche mese la scelta di entrare nell’esercito, dicendo addio al lusso del basket per un lavoro in cui si rischia la vita.

Patriota — “Credo di essere un esempio del sogno americano – ha raccontato James dall’Iraq -: mi sono laureato, ho vissuto la vita che volevo, ho avuto la mia libertà e sono diventato un atleta professionista. Voglio restituire qualcosa a un paese che mi ha dato tanto. Per questo penso a me stesso come un patriota”. L’ex pro del basket si è arruolato nel settembre 2008, lasciando la moglie e il figlio di 5 anni, Tim Junior. Nemmeno l’addestramento durissimo gli ha fatto cambiare idea: “Non ho ripensamenti, non ne ho mai avuti. Quando ero sul parquet nell’ultimo quarto, con la partita ancora in bilico, pensavo fosse una battaglia, anche perché odiavo perdere. Ma qui, dove si rischia la vita, la competizione è di un altro livello. Quello che devi fare è cercare di eseguire il tuo compito, come in partita. Ma una sconfitta qui può significare una vita in meno”. James nell’esercito non ha cercato di far valere il suo status di ex professionista per ottenere dei vantaggi. “La scelta che ha fatto è davvero impressionante” ha detto di lui il suo capitano.

La famiglia Heat — La scelta di James ha impressionato anche i Miami Heat, la squadra che lo scelse nel 1999 ma con cui giocò appena 4 partite. La franchigia della Florida ha da poco spedito in Iraq due casse di poster e magliette per i soldati, assieme a un dvd con i saluti della famiglia Heat a James. Udonis Haslem gli dice di portare il numero 40 anche in suo onore, Jamaal Magloire, che con James ha giocato, gli augura di tornare a casa. “Non c’è nessun altro giocatore di basket come te la fuori” gli manda a dire l’assistant coach Keith Askins. Intanto Pat Riley, presidente degli Heat che allenò James, lo aspetta a braccia aperte per dedicargli una grande festa al’American Airlines Arena, come la franchigia della Florida fa con ogni reduce dal fronte dal 2006. Ma riabbracciare James, il cestista divenuto soldato, il primo ex Nba a prestare servizio in Iraq, sarà un’emozione speciale
 
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