NBA: Michael Jordan, la leggenda vivente

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LBJ 23
view post Posted on 7/9/2009, 09:58




Il fenomeno del basket Usa entra nella Hall of Fame. Un tecnico che conosce bene il basket e l'America ci spiega perché Jordan ha scritto la STORIA: «Ha CAMBIATO IL METRO DI GIUDIZIO DELLE PERSONE COMUNI, COMPRESA MIA MAMMA. Dagli Anni '90 il meglio, nella vita quotidiana, è paragonato a lui»

"THE SHOT" - Salt Lake City, 14 giugno 1998: questo tiro di Jordan. a 5"2 dalla fine, regala il titolo Nba ai Bulls. È passato alla storia come "The Shot". Semplicemente il tiro.

La citazione: "NON HO MAI BADATO ALLE CONSEGUENZE DELLO SBAGLIARE UN TIRO IMPORTANTE. QUANDO PENSI ALLE CONSEGUENZE PENSI SOLTANTO NEGATIVO" - Michael Jordan

ESALTATI E INCONSOLABILI - I cartelli dei tifosi dicono tutto: dal fatto che MJ fosse sempre il "migliore" alla consapevolezza che dopo la sua ultima partita il 16 aprile 2003, "Il gioco non sarà più lo stesso".

'QUANDO UN ATLETA DIVENTA COSI' NON E PIÙ SOLO UN ATLETA, E' UN FATTO CULTURALE' - Dan Peterson

TUTTI I SUOI NUMERI - Nato a New York (Brooklyn) il 17 febbraio 1963, Michael Jordan (alto 1,98 cm per 98 kg) dopo aver trascinalo la University of North Carolina al titolo Ncaa nel 1982 è approdato in Nba nella stagione 1984/85 con la squadra di Chicago. Con la maglia numero 23 dei Bulls ha giocato fino al 1993 e poi dal 1995 (a parte la breve parentesi con la maglia numero 45) al 1998. dopo due stagioni in cui ha lasciato il basket per dedicarsi (con poca fortuna) al baseball. Sempre con i Bulls ha conquistato 6 titoli Nba. Dopo un secondo ritiro, è tornato con i Washington Wizards dal 2001 al 2003. In carriera ha messo insieme 32.292 punti, 6.672 rimbalzi e 5.633 assist in 1.072 partite disputate.

LA LEGGENDA - Quando io ero giovane, la più grande leggenda sportiva di sempre era Babe Ruth, stella del baseball dei New York Yankees. Ruth ha stabilito ogni record per fuori campo nella sua carriera, tra il 1916 e il 1935: 60 in una stagione; 714 in totale. Ovvio, sono stati entrambi sorpassati nel tempo, alcuni grazie agli steroidi (Bobby Bonds, Mark McGwire. Sammy Sosa per quello di una sola stagione), altri anche senza anabolizzanti. Tipo Hank Aaron, che he ha fatti 755 in carriera. Ma Babe Ruth era più grande di loro, più grande della vita, un gigante, un mito, una leggenda, intramontabile, tuttora, considerato il migliore giocatore di ogni tempo. Babe Ruth era anche il metro di grandezza per ogni cosa. Se Nat Holman era la più grande stella di basket negli Anni 20. Lo chiamavano 'The Babe Ruth of basketball' cioè il Babe Ruth del basket. Idem per ogni altro sport: Red Grange era il 'Babe Ruth del football'. Bill Tilden era il 'Babe Ruth del tennis', Bobby Jones era il 'Babe Ruth del golf'. E il paragone riguardava anche ogni aspetto della vita comune. Se uno comprava una Packard, automobile di lusso ed eleganza (e anche costosa) negli Anni 20 e 30, i suoi amici gli dicevano: «Bravo, hai preso la Babe Ruth delle macchine». Non c'erano eccezioni. Tutto ciò è durato fino agli Anni 90, un periodo di quasi 70 anni. Poi, il "superlativo" è diventato Michael Jordan. Un giorno, proprio negli Anni 90. quando sapevo che mia madre non aveva molto tempo ancora da vivere e volendo farle sapere quanto la stimavo, le ho detto: «Moni, tu sei la Michael Jordan delle madri». Lei capiva al volo perché viveva, allora, a Charlotte, nel North Carolina, non tanto lontano dall'università dove Jordan è diventato famoso. Lei era anche grande tifosa di Jordan: «Danny gli altri sembrano delle schiappe quando giocano con o contro lui. Un abisso». Quindi, quando penso a questo capisco perchè Jordan è entrato nella conversazione quotidiana degli americani (e penso anche fuori dagli Usa). Nessuno dice che Michael Jordan è il 'Tiger Woods del basket'. Ma tutti dicono che Tiger Woods è il 'Michael Jordan del golf'. Ogni cosa che deve essere paragonata al meglio, dal 1990 in poi, viene paragonata a Michael Jordan. Come dicono negli States, lo standard of exellence. Cioè, lo standard di eccellenza. Il top. Più in alto non si può andare. Quando un atleta diventa così, non è più solo un atleta ma anche un fatto culturale per un popolo. Così è Jordan negli Usa. Con questo è venuto fuori Michael Jordan, l'uomo dalle mille pubblicità in tv. Quando io facevo gli spot per la Lipton, qualcuno mi diceva: «Dan, non fare troppi spot per troppi prodotti. S'inflaziona l'immagine». E io ho seguito il consiglio. Ma Michael Jordan ha fatto spot per ogni prodotto uscito negli Usa durante gli Anni 90. Perfino le mutande. Così dicevo ai miei manager: «Ehi, Michael Jordan fà pubblicità per 100 prodotti. Perché non dovrei io farlo per due?». Loro mi hanno messo in un angolo con questa risposta: «Dan, di Michael Jordan ce n'è uno solo». Insomma, mi sono misurato con il migliore. Zero. Leggende così vivono per sempre. Nel 1990 ho chiesto a mio padre se voleva venire con me a Chicago al nuovo Comiskey Park per vedere i suoi amati White Sox giocare. Mi disse: «No, grazie». Io: «Perché?». Lui: «Babe Ruth non ha mai giocato lì». Invece nel vecchio Comiskey Park sì. Mio padre voleva vedere la stessa terra dove Babe Ruth aveva messo le sue scarpe chiodate. Così sarà la leggenda di Michael Jordan: paragone di eccellenza, fatto culturale per ogni persona, più grande della vita. Insomma. Babe Ruth era il Michael Jordan del baseball.

HALL OF FAME - Altri quattro con MJ. Saranno in 5, l'11 settembre, a entrare nella Hall of Fame del basket a Springfield (Massachusetts). Sono: Vivian Stringer (storica allenatrice universitaria), John Stockton (ex play di Utah), David Robinson (ex centro di San Antonio) e Jordan. Il quinto, è Jerry Sloan (da 21 anni tecnico dei Jazz)
 
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