Diego Non è ancora Diego

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view post Posted on 5/10/2009, 16:04




Diego non è ancora Diego.
La Juventus era l’ultima squadra imbattuta. Il crollo di Palermo ne smaschera l’arroganza del modulo e, complice il pareggio di Marassi, consegna il vertice della classifica a una coppia inedita, Inter e Sampdoria. Zenga ha atteso e stanato Ferrara, il cui disinvolto impiego di ciliegine continua a sbilanciare la torta. Per un tempo, Palermo al governo sia a metà campo che sulle fasce; nella ripresa, bianconeri avanti a testa bassa. Traversa a parte, Diego non è ancora Diego e Amauri, al di là delle munizioni, carenti, non è più, e basta. Contabilità arbitrale: manca almeno un giallo ai randellatori di Diego e il secondo a Camoranesi. Le fatiche di Monaco e gli infortuni non spiegano, da soli, il calo atletico e la carestia di idee. La manovra, barbosa ed esposta ai rischi del contropiede, ha prodotto il primo zero in attacco dal 22 novembre 2008 (Inter-Juventus 1-0). A cominciare da Felipe Melo (25 milioni? Corvino, lei è un genio), il gruppo fatica a reggere un atteggiamento così spavaldo. Dopo la sosta, la Juventus di Poulsen riceverà la Fiorentina di Zanetti e Marchionni. Complimenti a Zenga e al Palermo: aggressivo, umile, chirurgico, con Pastore fionda e Miccoli sasso.

Storie tese. A Sampdoria e Parma manca un rigore a testa, più netto quello su Pazzini, che avrebbe comportato l’espulsione di Galloppa. Alla Fiorentina manca un gol. Lo aveva realizzato Gilardino. La palla sembra proprio dentro, quando la spazza Radu. Prandelli era reduce dalla strepitosa vittoria sul Liverpool, la Lazio dal poker di Sofia, in Europa League, là dove sono già in funzione i giudici di linea. Ecco, teniamoli presenti: non saranno robot infallibili, ma possono servire la causa.

Il Parma, a Marassi, legittima il pareggio. Bisogna abituarsi anche a un Cassano «normale». Erano due, gli allenatori a orologeria, Donadoni e Leonardo. Il Napoli si arrende a una doppietta di Totti, 184 reti come Gabriel Batistuta, dopo essere passato in vantaggio. Il Milan rimonta un’Atalanta in dieci dal 39’ (espulso Radovanovic). Il fatto che il gol lo firmi Ronaldinho, dal night alla panchina, sa di episodio, più che di svolta. Male Rocchi: fiscale su Radovanovic, buonista con Bellini e Gattuso, casalingo agli sgoccioli. La tregua delle Nazionali arriva a fagiolo. Aiuterà a meditare sulle (troppe) rose non colte. I senzaKakà hanno quattro punti in meno; il Napoli, addirittura sette. Con Donadoni, in tv, De Laurentiis ha usato la vaselina, e non il bisturi come con Marino, domenica scorsa. Temo, però, che l’epilogo sia noto e, soprattutto, identico.

Continua a camminare il Milan. Pato è fermo ai gol di Siena (prima giornata), Leonardo brancola nel buio. Viceversa, zitto zitto, Ranieri sta ricaricando la Roma. Totti, De Rossi e un modulo variabile (4-4-2, rombo) sono le chiavi di una scossa piccola, ma significativa.
Roberto Beccantini
 
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